martedì 31 gennaio 2012

Articolo Intervista su 'lungotevere.org' Gennaio 2012

Teatro Ygramul, Vania Castelfranchi spiega l'esoteatro
Domenica 29 Gennaio 2012 09:22 musica e spettacoli - teatro
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Roma, 28 gen 2012 - Vania Castelfranchi, direttore artistico del
Teatro Ygramul, racconta l'esperienza dell'esoteatro, metodo al quale
si ispira lo spettacolo in scena in questi giorni, e il 18 e 19
febbraio, "Affabulazione".

Lo spettacolo "Affabulazione" è nato da una ricerca legata ad un
metodo che si chiama esoteatro e fondamentalmente nasce dall'esigenza
di affrontare delle tematiche importanti sociali, in questo caso il
turismo sessuale e la piaga della pedofilia. Per noi affrontare questi
temi comporta andare nei luoghi e nei paesi dove tali problemi sono
più in vista. Nel 2007 decidemmo di affrontare il turismo sessuale
scoprimmo con delle ricerche che l'isola di Bali è il luogo dove più
al mondo si concentrano questo tipo di turismo e la pedofilia, perchè
non ci sono delle leggi adatte a difendere i bambini e le ragazze.
Andammo lì a fare un percorso di ricerca in cui portavamo uno
spettacolo in strada, per le scuole, nei villaggi, nelle città con
l'aiuto di persone che lavorano sul territorio come sociologi e
psicologhe che lavoravano con bimbi che avevano subito abusi e questo
ha formato l'idea di ritorno dello spettacolo qui a Roma. Avevamo già
in mente di lavorare sul testo di Pasolini "Affabulazione" che parla
dell'abuso patriarcale sulla giovinezza del figlio ovvero un abuso
maschile sull'ingenuità e la vitalità della giovinezza.

Son rimasta incuriosita dalla definizione di esoteatro: in cosa consiste?

L'esoteatro è un metodo che abbiamo creato noi nel corso di questi
anni che vorremmo pubblicare, sperando il prossimo anno di fare uscire
il libro ed è una metodologia che si basa da un lato dal teatro
antropologico creato da Eugenio Barba, Grotowski, ma sviluppa il
percorso dell'antropologia teatrale legato al concetto
dell'esoscheletro degli insetti. Quindi il nostro esercizio si ispira
a quell'evoluzione che in maniera poetica porta gli insetti a
sviluppare il loro scheletro, invece che internamente, come una
corazza esterna e perciò le ossa sono il segreto da tirar fuori, da
tenere a vista. Gli attori lavorano, infatti, su esercizi che portano
all'evoluzione dell'ossatura interna

Lo spettacolo sarà rappresentato proprio dalla compagnia del teatro
Ygramul, può dirci qualcosa di più?

Questa compagnia è un gruppo misto: all'interno vi sono persone come
me che hanno fatto l'esperienza di Bali in Indonesia e che sono
fondatori del gruppo e seguono da anni questa ricerca. Ci sono anche
persone che si sono avvicinate al gruppo due anni fa e hanno
cominciato a seguire il percorso di ricerca da due anni. Altre vengono
dai laboratori del nostro teatro, perchè il nostro teatro è aperto al
pubblico il sabato e la domenica ma durante la settimana è una scuola
teatrale in cui noi insegniamo sia ad amatoriali che professionisti il
nostro metodo. Infine ci sono alcune persone che vengono dai
laboratori o qualcuno che viene più semplicemente da un provino che
abbiamo fatto l'anno scorso, perchè volevamo attori nuovi che
rinvigorissero le energie. Quindi è una grande unione fra esperienze
molto diverse e attori che hanno storie molto differenti.

Questa è la prima rappresentazione in Italia che fate dopo l'esperienza di Bali?

No. Questo spettacolo ha già avuto quattro studi differenti con
quattro gruppi di attori che non sono cambiati totalmente però nelle
varie versioni uno o due ruoli sono sempre cambiati e anche la
drammaturgia si è modificata molto. Questo probabilmente è lo
spettacolo definitivo. nel senso che non andremo avanti con gli studi.
Gli spettacoli di ricerca evolvono negli anni: la prima volta lo
spettacolo era in scena fine 2008 inizi 2009 quando appunto siamo
tornati da Bali e abbiamo elaborato il percorso di viaggio fatto nel
2007 . A mano a mano è nato poi il secondo, il terzo, e questo è in
qualche modo il quarto livello di ricerca che noi facciamo sullo
spettacolo e probabilmente ci fermeremo a questo e cercheremo di farlo
vivere il più possibile a Roma e se possibile anche in altre città.

E' interessante il fattore di "ricerca" che supera il concetto di
riadattamento teatrale.

L'idea essendo legata all'antropologia teatrale è appunto quella di
perseguire un tema e quindi in qualche modo non abbiamo mai una
risposta definitiva, come un giusto ricercatore, noi seguiamo una
tematica e pian a piano la sviluppiamo con la ricerca degli attori in
prova ma anche con l'incontro del pubblico perchè per noi incontrare
il pubblico è una forma di dibattito e discussione. Spesso quando
facciamo lo spettacolo mostriamo anche il video della nostra
esperienza a Bali, a volte delle mostre fotografiche dello spettacolo
del viaggio e comunque sono modi in cui si formano dei momenti di
dibattito e discussione che crea l'avanzamento della ricerca e del
pensiero. Inoltre essendo una rappresentazione legata al teatro
Pasoliniano ancor di più il testo è un testo poetico che non dà
risposte ma pone domande, apre dubbi e come diceva Pasolini "apre la
domanda". Non abbiamo una risposta definitiva, anzi, è una visione di
un evento molto tragico come quello di un padre che si appropria di un
figlio e lo porta alla morte e noi ci domandiamo perchè tutto questo
spinge il padre a farlo, perchè la sua forza, la società in cui vive
spinge la società a far questo.

Voi come teatro, come compagnia teatrale vi occupate anche di "terzo
teatro". Può darne una definizione?

E' una parte del teatro che riguarda anche l'antropologia teatrale e
in generale anche il teatro di ricerca nato sotto i percorsi di
Grotowski e Barba. E'un teatro che era molto potente negli anni '70
purtroppo a mano mano è andato sfumando, oggi in Italia sono rari gli
spettacoli di terzo teatro e riguardano appunto il percorso della
ricerca in generale e molto quello del teatro antropologico che è un
teatro creato per disorientarsi, porsi delle domande innovative. Il
teatro antropologico è nato per mostrare i propri strumenti. Ad
esempio per noi il teatro occidentale è la commedia dell'arte, il
teatro elisabettiano ma esistono forme totalmente differenti di ritmo,
di uso del corpo, della voce, questo destabilizza, disorienta, pone
delle grandi domande e questo fa parte della ricerca del terzo teatro.

Quindi l'esoteatro si può dire che è una evoluzione del terzo teatro?

E' una branca, è la nostra lettura del teatro, il nostro metodo.

Che cosa vi aspettate da questa rappresentazione?

Siccome sono spettacoli molto rari mi piacerebbe avere una forte
accoglienza di pubblico, non perchè il numero conti tanto, ma proprio
perchè ci serve un abbraccio caloroso. E' un lavoro molto faticoso di
grande sacrificio e resistenza. Noi non facciamo spettacoli di
commercio, quindi non girano facilmente e allora proprio l'apertura al
pubblico di questo nuovo studio, dopo tante prove faticose sarebbe
importante fosse un bell'abbraccio. Mi auguro che ci sia tanto
pubblico. Dall'altro lato la parte più difficile è che in un momento
in cui in Italia girano soltanto spettacoli con uno o due attori,
niente scenografia non ci sono più le economie per fare un teatro
diciamo complesso, di gruppo, non esistono quasi più gruppi soltanto i
grossi teatri ufficiali li hanno. Io mi auguro veramente che ci sia la
possibilità per questo spettacolo, che invece è uno spettacolo di
gruppo, collettivo dove ci sono cinque attori in scena dove c'è una
scenografa e una costumista, una scenografia molto complessa, di farlo
girare, di farlo vedere, perchè oggi il nostro teatro muore. Il nostro
spazio è accogliente, splendido è quello che noi ci siamo costruiti
con forza e fatica ma non è giusto che gli spettacoli vivano soltanto
all'interno della nostra casa di ricerca sarebbe bello poterli portare
in giro ed è molto dura perchè in questo momento non ci sono le
economie in Italia. Non esistono quasi più gruppi ed un grave danno
per gli attori anche che non sono più in grado di lavorare in gruppo e
soprattutto per i registi e per gli scenografi che non hanno più la
possibilità di lavorare su macchine sceniche. Si lavora con una sedia,
un tavolino, un leggio veramente una povertà di mezzi assoluta per una
persona che studia scenografia alle belle arti, tutto quello che
studia non lo può applicare se non al teatro dell'opera.

Alessandra Fantini

mercoledì 31 agosto 2011

Cartellina Stampa che sintetizza il Progetto YGRAMUL

Si può scaricare in questo Link
una sintetica Cartellina Stampa
che riassume le linee guida del
Progetto Ygramul ed i suoi
movimenti dalla nascita del Gruppo
sino all'apertura del Teatro nel 2006:
http://dl.dropbox.com/u/26137803/CartellaStampaImmagini.pdf

domenica 21 agosto 2011

Carrellata di Articoli sulla Ricerca YGRAMUL

Questo Blog conterrà una
carrellata di Articoli vari pubblicati
da riviste, siti, giornali e blog non
solo sui singoli spettacoli di
Ygramul ma in genere sulla
ricerca, i viaggi compiuti e la
gestione di uno spazio teatrale
nella periferia di Roma.
Verranno inoltre sottolineate le
diverse e parallele attività che la
nostra Associazione svolge:
l'aspetto Ludico : WWW.ELISH.IT
l'aspetto Teatrale : WWW.YGRAMUL.NET
l'aspetto Musicale : WWW.KARMABLUE.IT